Reiki, Scienza e Medicina

 

Il Reiki si è dimostrato molto utile in tutte le fasce d’età, anche con neonati e bambini. Un pediatra newyorkese, il dott. Lawrence Palevsky, presidente dell’American Holistic Medical Association e dell’Holistic Pediatric Association, integra le tecniche della medicina tradizionale con quelle olistiche
Ecco come parla del Reiki nella sua pratica medica, in un articolo apparso nel 2009 sulla Rivista Pathways to Family Wellness: 

Lungo la mia strada, sono diventato un praticante Reiki di 2° livello.
I bambini nell’unità di terapia intensiva pediatrica, dopo interventi chirurgici spinali o altri seri interventi chirurgici, hanno richiesto meno farmaci antidolorifici dopo aver ricevuto trattamenti Reiki. Spesso li guardavo semplicemente addormentarsi dolcemente.
Ho visto anche neonati gravemente malati aumentare la saturazione di ossigeno ed abbassare la loro frequenza cardiaca grazie al Reiki.
Le mie esperienze più affascinanti con il Reiki erano nella sala parto, prendendomi cura di bambini nati in condizioni di difficoltà.
Molti di questi bambini dopo essere nati non si muovevano e non piangevano.
Mi assicuravo che avessero i segni vitali adeguati e respirassero da soli.
Molti respiravano rapidamente e con qualche difficoltà, mentre altri avevano bisogno di un po’ di aiuto.
Fintanto che i neonati respiravano ed avevano una frequenza cardiaca adeguata, utilizzavo le maschere di ossigeno sui loro volti, spegnevo le luci, riducevo la stimolazione e davo loro il Reiki (di solito 10/15 minuti).
Mentre infermieri e medici intorno a me cercavano di avvicinarsi ai bambini per sottoporli a stimolazione (anche schiaffeggiandoli) e farli piangere, io sapevo che fino a quando i bambini respiravano ed avevano una frequenza cardiaca adeguata, erano al sicuro.
Osservavo i loro cambiamenti ed invariabilmente, questi bambini depressi, inizialmente insensibili, emergevano lentamente, aprivano gli occhi, muovevano le mani, le braccia, i piedi e le gambe…
In seguito, ho fatto diverse visite di controllo all’asilo nido per accertarmi che i bambini stessero bene.
Non sono stati necessari ricoveri in unità di terapia intensiva per questi neonati…”

 

Deva Radhika